Il mio nuovo laboratorio
La nuova bottega
Cari amici,
la mia attività è in espansione, e sono orgoglioso di comunicarvi che sto terminando la ristrutturazione del mio nuovo laboratorio, in Via Agnolo Firenzuola 12/A, zona Cure, sempre a Firenze.
Non sarà solo lo spazio dove lavoro e realizzo i miei strumenti, ma è stato concepito come un luogo vivo di incontro, ricerca e confronto musicale. Chi vuole potrà entrare e mettersi a suonare liberamente: ci sarà un pianoforte e chiunque potrà suonare anche i propri strumenti, oltre a quelli miei esposti.
Con la collaborazione di Daniele Lauria, architetto e amico, abbiamo deciso di realizzare uno spazio dove la musica assume il ruolo di comune denominatore tra arte e artigianato, in una sinergia tra il laboratorio artigiano di chi realizza gli strumenti, e quello che possiamo azzardarci a definire il “laboratorio musicale“, di ricerca ed esercizio: perché, dopo tutto, artista e artigiano hanno la stessa radice…e così si rendono indispensabili l’uno per l’altro. La musica in fondo non è una equilibrata armonia e sinergia di frequenze, intensità e timbri? Un composto estetico di armonia, contrappunto e forme?
Concedetemi allora di affermare che un artigiano è anche un artista; e un artista, se vuole, è anche artigiano.
A tal proposito, ricercando nei miei libri di composizione, ritrovo e propongo con molta umiltà un breve estratto dal primo capitolo “Teoria o metodologia?” del “Manuale di Armonia” di Arnold Shoenberg (Harmonielehre, Vienna 1922), in cui egli espone le difficoltà, ancora oggi presenti, sul tema del giudizio estetico e della teoria musicale.
Colui che insegna composizione musicale è chiamato insegnante di teoria; chi poi ha scritto un trattato di armonia è chiamato addirittura teorico. Eppure a un falegname, che anch’egli deve insegnare il mestiere al suo apprendista, non verrà mai in mente di spacciarsi per “insegnante di teoria”: semmai si definisce mastro falegname, che però è più designazione di condizione che di titolo; e in nessun caso si ritiene qualcosa come un dotto, anche se alla fin fine conosce il suo mestiere. Se esiste una differenza, essa può consistere solo nel fatto che la tecnica della musica è più “teorica” di quella del falegname: il che non è poi così ovvio. Il fatto che il falegname sappia come si uniscono solidamente tra loro i diversi pezzi di legno si basa sull’osservazione acuta e sull’esperienza, così come avviene quando il “teorico” musicale sa collegare con efficacia tra loro gli accordi. Se il falegname sa che qualità di legname usare per determinate esigenze è perché valuta i rapporti naturali e del materiale, così come fa il “teorico” musicale quando stabilisce, valutando la possibilità dei temi, la lunghezza che può avere un pezzo di musica. Quando il falegname guarnisce con scannellature una superficie piatta per ravvivarla, anch’egli denota cattivo gusto e poca fantasia al pari di quasi tutti gli artisti, ma sempre in misura non inferiore a quella di un “teorico” della musica. Dunque, l’insegnamento del falegname si basa, come quello dell’insegnante di teoria, sull’osservazione, sull’esperienza, sulla riflessione e il gusto, sulla conoscenza delle leggi naturali e delle proprietà del materiale; ma allora, esiste proprio una differenza sostanziale?
Seguitemi sulla mia pagina Facebook e al più presto comunicherò il fatidico giorno dell’inaugurazione!